mercoledì 4 giugno 2014

Ore 7, centro prelievi.

Notti trascorse tra i racconti di altri, a impastare biscotti che continuano a sbriciolarsi tra le mani.
Cuori maldestramente formati, plasmando uova bio e zucchero di canna. Il sasso portato sulle spalle fino a sopra la montagna, rimanere a guardare mentre rotola a valle, sperando che qualcuno corra per tempo a fermarne la corsa. Domani è il 5, giorno di desideri. Si desidera che nessun alieno sia venuto ad abitarmi la pancia, le viscere o per lo meno i linfonodi sentinella. Li chiamano come se fossero sempre li come corazzieri con la baionetta in mano, quando invece si lasciano aggredire ed assalire come faccio io del resto, con la mia carne macellata. Bambini travestiti da uomini, che se manca la mamma c'è sempre la zia o al massimo una vicina di casa gentile. Battaglie per un cancello che chiude il nulla, sigillato  da pesanti catene e da cartelli che dicono che 30 metri sono un divieto alla trasformazione. Bambini senza pelle, che si costruiscono fortini fatti di carta stagnola. Lavatrici e asciugatrici di desideri, aspirapolveri di budella, ventagli di carta vetrata. Respira forte la lana di vetro, sembra canapa e invece ti fa morire. Fattucchiere che ti tengono la mano e leggono per te un futuro che sa di sangue in bocca. Mondi di carta inventati da gente che non sa usare le forbici, abitati da esistenze che non sanno tenere le mani. Io sono altro, io sono altrove. Dove vado ora con le braccia sporche di  te? A cercare un sapone neutro che mi lavi e mi disinfetti da quello che tu chiami amore, senza sapere che il catrame si leva via con l'olio e non con l'acqua e il sale dei miei occhi.